domenica 9 febbraio 2020


Confronto tra Leopardi e Schopenhauer


Per entrambi la vita oscilla tra noia e dolore. Questo perché nella loro concezione di vita ciò che viene tanto desiderato, ma alla fine non raggiunto è causa di profondo dolore. Quando però quest’ultimo viene raggiunto tutto ciò è causa di noia e porta il corpo a desiderare immediatamente altro. Per Schopenhauer  la vita è male e quindi potrebbe esistere anche il bene, per Leopardi il male non esiste. Per cLeopardi (come per Schopenhauer) esiste  una via di liberazione dall'angoscia: il raggiungimento di una gioia vaga ed indefinita  che possa liberare l’uomo. Per Leopardi l'immersione in una gioia indefinita causa un senso di smarrimento che annulla la volontà della persona, è lo stesso concetto espresso da Schopenhauer con il termine "Noluntas" (annullamento del volere).



Confronto tra Leopardi e Nietzsche: 
Entrambi credono che le illusioni dell’arte sono uniche e necessarie per la sopravvivenza! Il vero mondo è falso e crudele. Nietzsche aggiungerà che al di sopra dell’uomo che è destinato all’annientamento è possibile trovarvi l’esistenza del superuomo. Ossia chi oltrepassando il fatto di essere un uomo e di essere destinato alla morte gode della vita in tutti i suoi aspetti, anche degli aspetti dolorosi. Questo piacere per il proprio annientamento fa intendere che la volontà di vivere, che Leopardi  chiama amor proprio, sia eterna. Leopardi e Nietzsche, una volta compresa la triste essenza dell’esistenza, proseguono verso il cammino di un’accettazione della vita nella sua intera totalità, arrivando ad intendere la vita come casualità - perché per caso si nasce, per caso si nasce proprio qui e per puro caso viviamo - che va non solo accettata, ma amata in ogni sua sfaccettatura. Pongono entrambi  alla base di ogni loro conoscenza  il penetrare a fondo nell’esistenza umana. Abbiamo citato” il sabato del villaggio” di Leopardi. Viene descritto un quadro di vita di un sabato e una gioia per l’attesa del giorno festivo che risulterà poi deludente. Leopardi qui illustra una visione del piacere. La gioia vjene manifestata nell’attesa del giorno festivo che poi risulta irraggiungibile, qualcosa di deludente.

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