lunedì 30 settembre 2019

Hegel:



Opera principale: fenomenologia dello spirito dove si applica una dialettica alla storia dove quest’ultima rappresenta una manifestazione del l’assoluto cioè un’idea trascendentale.
Fenomenologia deriva da fogia cioè discorso ed è il racconto di come lo spirito si realizza.
Per lui la filosofia é una scienze rigorosa per comprendere la realtà  che è considerata un processo.
Hegel esprime le sue opinioni riguardanti tre concetti principali:


  • La convinzione della razionalità del reale
  • L’idea che la verità coincida con l’intero e con il tutto 
  • La concezione dialettica della realtà e del pensiero

Per il primo concetto possiamo esprimere che ciò che è razionale é reale. La realtà coincide con la realizzazione di un principio razionale che è lo spirito che viene definito anche idea o assoluto.
Questo principio io razionale è onnicomprensivo e non è sostanza ma processo. 
Vi è una tesi un antitesi e una sintesi e quest’ultima viene chiamata Aufhebung che significa solleverei sopra, è un superamento dove la realtà corrisponde alla storia. 
La filosofia è una descrizione di tutto ciò che è già avvenuto e comprensione della struttura razionale degli eventi.

L’idea che la verità coincide con il tutto non consiste in una considerazione delle cose ma le considera in una visione completata e globale.Ogni cosa del reale ha un senso che risiede nella relazione con tutte le altre cose. 

Per il terzo punto possiamo dire chela dialettica è regola interna della realtà in quanto  la realtà e il pensiero seguono le stesse leggi di sviluppo che si dividono in tre parti: 

  • È definito intellettuale o astratto(tesi) e coincide con la determinazione delle cose. Qui la realtà appare costituita di oggetti separati contrapposti gli uni dagli altri. L’affermazione di un concetto astratto e limitato. 
  • Il secondo è detto dialettico o negazione(antitesi) in esso ogni determinazione si scopre limitata e finito. 
  • Speculativo( sintesi)  la negazione delle negazione è un affermazione dell’unità delle determinazioni opposte. 


Noi sappiamo che la natura è a pari con lo spirito e questo fa sí che a tutti i livelli essa manifesti già la spiritualità anche se in gradi differenti. La natura è un processo attraverso ciò lo spirito si sviluppa e si rivela per raggiungere l’essere umano e la sua realizzazione. Per ciò Schelling ha una visione organicistica e finalistica dove ogni parte del reale ha senso solo se è in relazione al tutto.
Vi è un processo attraverso il quale l’uomo si scopre fonte della realtà e egli giunge alla coscienza di sé e si individuano tre fasi:


  • La prima va dalla sensazione che trasmette passività al soggetto di fronte ai dati, all’intuizione produttiva in cui il soggetto si scopre capace di superare il limite imposto dai dati oggettivi. 
  • La seconda va dall’intuizione produttiva alla riflessione dove l’io diventa oggetto di se stesso. 
  • La terza va dalla riflessione alla volontà dove il soggetto distaccandosi dagli oggetti si coglie come volontà e spontaneità. 


La concezione del l’assoluto ha una forte valenza religiosa anche se la teoria di Schelling non corrisponde alla concezione cristiana  di un Dio creatore. Esso è un principio divino che si auto-manifesta in tutta la realtà e quindi vi è una visione panteistica. Solo alla fine identificherà l’assoluto con Dio, in cui la tensione tra soggetto e oggetto ci mostra un conflitto tra bene e male e da ciò per Schelling discende l’universo. 


Per Schelling uno strumento per scoprire la profondità della vita è l’arte. Essa è intuizione estetica( ch puo rivelare  l’infinito in quanto è la sola attività umana dove il soggetto e l oggetto si trovano d’accordo.



Idealismo di Schelling: 


Egli condivide la tensione verso l’infinito, ma si differenzia dagli altri per l’affermazione della centralità della natura. Per lui il principio infinito creatore della realtà è l’assoluto. Alla natura Schelling fa un riferimento affermandosi sua dignità che era offuscata dal grande io di Fichte. Egli afferma a questa dimensione un esistenza autonoma e indipendente. Non viene più considerata come azione dell’io ma acquista una nuova centralità in quanto è intrisa di infinito ed è un miracolo vivente. La natura per  egli é una realtà, uno spirito solidificato.

  • Il principio assoluto di Schelling non è costituito né dall’io né da una realtà materiale bensídall’unita indifferenziata di spirito e natura
  • Io e non io
  •  soggetto e oggetto.
  • pensiero e mondo

In Schelling la natura è lo spirito  nella sua forma inconscia, mentre lo spirito é la natura smaterializzata.  La natura dunque ha in se stessa quella tensione tra soggetto e oggetto.

L’assoluto, il principio infinito creatore della realtà, non si identifica né con il soggetto né con l’oggetto ma si pone al di lá di quest’ultimi. Ed è per questo che la filosofia della natura parte da essa e giunge poi allo spirito e la filosofia che dallo spirito parte da esso e giunge alla natura. 

domenica 29 settembre 2019

IDEALISMO DI FICHTE: 

Egli afferma l’io come attività creatrice del mondo e priva di limiti. 
Egli teorizza una preesistenza di una “cosa in sé” che è indipendente dal soggetto. Vi è un problema dell’origine del materiale sensibile della conoscenza. A ciò si può collegare l’io penso trascendentale che per Kant non è creatore delle cose ma solo un ordinatore dei dati dell’esperienza sensibile.  Per Fichte non si può ammettere nulla al di fuori del soggetto stesso, il soggetto quindi che non è limitato da nessuna realtà è quindi assoluto e infinito. Questo GRANDE IO è un punto di partenza che deve mostrare deduzione a tutti gli oggetti come la natura, le cose e il nostro corpo. Per Fichte Kant è rimasto prigioniero di una visione della conoscenza avendo appunto posto dei limiti al soggetto. Al contrario l’idealismo negando la cosa in sé, cioè quindi una realtà esterna e indipendente all’uomo afferma l’infinità del soggetto. L’io è quindi libero, è visto come una cosa originaria ossia come il principio da cui il mondo trae la sua realtà. 

Proclamando un’assoluta libertà del soggetto si apre la possibilità di una realizzazione dell’impegno etico. L’idealismo quindi per Fichte è soprattutto una scelta di vita che coinvolge gli aspetti della personalità. 

L’io di Fichte è spirito, una tensione verso una meta di perfezione. L’io fichtiano non si identifica con l’io personale, ma con l’io puro o universale. È creatore perché conferisce senso e realtà al mondo. 
Il fondamento di ogni realtà è l’io puro o spirito, un processo creativo e infinito che si articola in tre momenti essenziali: tesi antitesi e sintesi. 
Nella tesi l’io pone se stesso cioè si rivela come attività autocreatrice. È l’io stesso a creare la propria esistenza. L’io puro è una persona. 



Nell’antitesi l’io puro deve opporsi ad un “non io” ossia all’oggetto. Il non io costituisce la natura intenda nel senso come il regno dei limiti. 

Nella sintesi si riferisce alla concreta situazione del nostro essere nel mondo. L’io oppone, nell’io, all’io divisibile, un non io divisibile. Avendo posto il non io come antitesi, l’io si particolarizza in tanti io empirici e finiti( singoli individui) contrapposti alle singole cose. 


La natura e il mondo non possono esistere in modo indipendente dall’io che pone il non io e si determina come io empirico grazie all’immaginazione produttiva. 
Il compito dell’uomo è affermate la propria libertà, infatti il mondo esiste un funzione dell’attività dell’uomo e del suo sito perfezionamento.  Egli ha il suo fine della società, la quale ha l’obiettivo di realizzare la completa unità di tutti i suoi membri grazie alle due leggi morali che sono: 
Trattare gli altri come finì e mai come mezzi e puntare al perfezionamento degli uomini tramite educazione e per questo si promuove il progresso culturale e morale delle classi sociali. 
Nostalgia dell’infinito:

L’aspirazione all’infinito è un tratto della cultura romantica. Tutto ciò nasce da un senso di inquietudine e da un bisogno di assoluto. Quest’ultimo costituisce la metà ideale dello spirito romantico che avverte una nostalgia per le proprie origini divine.

L’esaltazione dell’arte Novalis e Schelling:
L’arte rappresenta agli occhi romantico una forma di espressione  alla quale l’uomo può affidarsi ciecamente. È proprio nell’atte che la libertà dell’io trova una realizzazione. L’io imita il divino e prolunga la sua attività creatrice ed è un’idea che già Kant aveva sostenuto. Infatti la  critica del giudizio viene ricondotta al sentimento che consente di cogliere l’essenza del mondo. Il frutto di questo sentimento è l’attività estetica che è una via di accesso alla verità. Quest’attività estetica deriva da Kant e ritorna come “anestetic”, vi è una razionalità per Kant. L’attività estetica è il sentire, sento con i sensi e sento con il sentimento. Il sentimento è un’intuizione immediata. Per Novalis il poeta sa comprendere il senso della natura.

Esaltazione dell’arte: Goethe
L’arte si esprime attraverso elementi della realtà concreta e riesce a esprimere L’Unità di finito e infinito. Con questa visione si esprime Goethe in quanto lui crede che il genio artistico riesce a fondere il soggetto con l’oggetto, il finito e l’infinito, natura e spirito. Per Goethe la natura è divina e si identifica con Dio che è la forza che regge tutto. Vi è un’unione tra scienza e poesia che deriva dal legame tra uomo e vita del cosmo.



È una visione che riconduce l’essere al pensiero negando un esistenza autonoma della realtà.

Viene contrapposto al:  l'idealismo viene contrapposto in particolare:
  • Al dogmatismo che è il contrario, dove il soggetto trae tra la propria esistenza dell’oggetto in se. 
  • al realismo , secondo cui la realtà esiste indipendentemente dal soggetto. Per gli idealisti, questa concezione sarebbe ferma a uno stadio di inconsapevolezza, incapace di riconoscere che la realtà è una produzione della mente umana.