domenica 29 settembre 2019

IDEALISMO DI FICHTE: 

Egli afferma l’io come attività creatrice del mondo e priva di limiti. 
Egli teorizza una preesistenza di una “cosa in sé” che è indipendente dal soggetto. Vi è un problema dell’origine del materiale sensibile della conoscenza. A ciò si può collegare l’io penso trascendentale che per Kant non è creatore delle cose ma solo un ordinatore dei dati dell’esperienza sensibile.  Per Fichte non si può ammettere nulla al di fuori del soggetto stesso, il soggetto quindi che non è limitato da nessuna realtà è quindi assoluto e infinito. Questo GRANDE IO è un punto di partenza che deve mostrare deduzione a tutti gli oggetti come la natura, le cose e il nostro corpo. Per Fichte Kant è rimasto prigioniero di una visione della conoscenza avendo appunto posto dei limiti al soggetto. Al contrario l’idealismo negando la cosa in sé, cioè quindi una realtà esterna e indipendente all’uomo afferma l’infinità del soggetto. L’io è quindi libero, è visto come una cosa originaria ossia come il principio da cui il mondo trae la sua realtà. 

Proclamando un’assoluta libertà del soggetto si apre la possibilità di una realizzazione dell’impegno etico. L’idealismo quindi per Fichte è soprattutto una scelta di vita che coinvolge gli aspetti della personalità. 

L’io di Fichte è spirito, una tensione verso una meta di perfezione. L’io fichtiano non si identifica con l’io personale, ma con l’io puro o universale. È creatore perché conferisce senso e realtà al mondo. 
Il fondamento di ogni realtà è l’io puro o spirito, un processo creativo e infinito che si articola in tre momenti essenziali: tesi antitesi e sintesi. 
Nella tesi l’io pone se stesso cioè si rivela come attività autocreatrice. È l’io stesso a creare la propria esistenza. L’io puro è una persona. 



Nell’antitesi l’io puro deve opporsi ad un “non io” ossia all’oggetto. Il non io costituisce la natura intenda nel senso come il regno dei limiti. 

Nella sintesi si riferisce alla concreta situazione del nostro essere nel mondo. L’io oppone, nell’io, all’io divisibile, un non io divisibile. Avendo posto il non io come antitesi, l’io si particolarizza in tanti io empirici e finiti( singoli individui) contrapposti alle singole cose. 


La natura e il mondo non possono esistere in modo indipendente dall’io che pone il non io e si determina come io empirico grazie all’immaginazione produttiva. 
Il compito dell’uomo è affermate la propria libertà, infatti il mondo esiste un funzione dell’attività dell’uomo e del suo sito perfezionamento.  Egli ha il suo fine della società, la quale ha l’obiettivo di realizzare la completa unità di tutti i suoi membri grazie alle due leggi morali che sono: 
Trattare gli altri come finì e mai come mezzi e puntare al perfezionamento degli uomini tramite educazione e per questo si promuove il progresso culturale e morale delle classi sociali. 

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