certezza sensibile: nel momento della sensazione il particolare appare come verità; ma presto esso appare come autocontradditorio, al punto che, per comprendere il particolare, bisogna passare al generale
percezione: nel momento della percezione l’oggetto parrebbe essere la verità; ma anch’esso è contraddittorio perché risulta uno e molti, ossia un oggetto con molte proprietà a un tempo
dell’intelletto: nel momento dell’intelletto l’oggetto appare come un “fenomeno”, il quale è prodotto di forze e di leggi: e qui il sensibile si risolve nella forza e nella legge, che sono appunto opera dell’intelletto; la coscienza giunge a comprendere che l’oggetto dipende da qualcos’altro, ossia dall’intelletto, e dunque da se stessa. In tal modo la coscienza diventa auto-coscienza (sapere di sé)
L’Autocoscienza:
la distinzione tra “signore” e “servo”: Il signore ha rischiato nella lotta il suo essere fisico e nella vittoria è diventato, di conseguenza, signore. Il servo ha avuto timore della morte e, nella sconfitta, per aver salva la vita fisica, ha accettato la condizione di schiavitù ed diventato come una “cosa” dipendente dal signore. Il signore usa il servo e lo fa lavorare per sé, limitandosi a “godere” delle cose che il servo fa per lui. Ma, in questo tipo di rapporto, si sviluppa un movimento dialettico che finirà col portare al rovesciamento delle parti. Infatti il signore finisce col diventare “dipendente dalla cose”, perché disimpara a fare tutto ciò che fa il servo, mentre il servo può diventare indipendente dalle cose, facendole
Lo Stoicismo:rappresenta la libertà della coscienza che riconoscendosi come pensiero, si pone al di sopra della signoria e della servitù. Ma lo Stoicismo, volendo liberare l’uomo da tutti gli impulsi e da tutte le passioni, lo isola dalla vita e di conseguenza, secondo Hegel, la sua libertà resta astratta, si ritrae dentro sé.
La Coscienza infelice:Questa coscienza ha solo una infranta coscienza di sé, perché cerca il suo oggetto in ciò che è solo in un mondo irraggiungibile: essa è collocata in questo mondo, ma è tutta rivolta all’altro (irraggiungibile) mondo: ogni accostamento alla Divinità trascendente significa (per la coscienza infelice) una propria mortificazione e un sentire la propria nullità.
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